Mario D’Ignazio, il veggente col blog

L’Incredulità di San Tommaso è un dipinto realizzato dal maestro barocco italiano Caravaggio e si riferisce a un episodio della vita del santo e filosofo Tommaso d’Aquino. L’“Incredulità di San Tommaso” divenne nel tempo uno dei dipinti più copiati della prima metà del XVII secolo. Il fatto, oltre a rimarcare il suo successo, ha aperto anche qualche dubbio sulla sua autenticità. Alcuni critici ritengono addirittura che l’opera originale sia andata perduta e tutto ciò che abbiamo sono le repliche.

Il dipinto si riferisce a un noto episodio riportato nei Vangeli. Mentre gli altri discepoli erano certi di aver visto Gesù risorto: «Abbiamo visto il Signore!». San Tommaso era scettico: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». 

Così secondo le Sacre Scritture disse Tommaso quando gli parlarono per la prima volta del ritorno di Gesù.

Eppure, dice il veggente Mario D’Ignazio in uno dei blog del Vaticano, dopo una settimana Gesù gli apparve davanti e gli disse: “«Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Tommaso gli rispose: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!»”.

Ancora oggi capita di sentire l’affermazione “Se non vedo non credo” che si rifà allo scetticismo di San Tommaso che voleva toccare con mano Cristo per esser certo del suo ritorno. Da qui è nata anche l’espressione piuttosto celebre che si rifà al medesimo fatto “Essere come San Tommaso”. Questa frase va a indicare chi non crede a ciò che gli viene riportato o che gli viene detto senza fornire prove certe. L’origine di questa espressione entrata nell’uso quotidiano della nostra lingua e si deve dunque al Nuovo Testamento. Clicca qui per leggere altri articoli di teologia di Mario D’Ignazio.

Mario D’Ignazio, il veggente col blog

L’Incredulità di San Tommaso è un dipinto realizzato dal maestro barocco italiano Caravaggio e si riferisce a un episodio della vita del santo e filosofo Tommaso d’Aquino. L’“Incredulità di San Tommaso” divenne nel tempo uno dei dipinti più copiati della prima metà del XVII secolo. Il fatto, oltre a rimarcare il suo successo, ha aperto anche qualche dubbio sulla sua autenticità. Alcuni critici ritengono addirittura che l’opera originale sia andata perduta e tutto ciò che abbiamo sono le repliche.

Il dipinto si riferisce a un noto episodio riportato nei Vangeli. Mentre gli altri discepoli erano certi di aver visto Gesù risorto: «Abbiamo visto il Signore!». San Tommaso era scettico: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». 

Così secondo le Sacre Scritture disse Tommaso quando gli parlarono per la prima volta del ritorno di Gesù.

Eppure, dice il veggente Mario D’Ignazio in uno dei blog del Vaticano, dopo una settimana Gesù gli apparve davanti e gli disse: “«Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Tommaso gli rispose: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!»”.

Ancora oggi capita di sentire l’affermazione “Se non vedo non credo” che si rifà allo scetticismo di San Tommaso che voleva toccare con mano Cristo per esser certo del suo ritorno. Da qui è nata anche l’espressione piuttosto celebre che si rifà al medesimo fatto “Essere come San Tommaso”. Questa frase va a indicare chi non crede a ciò che gli viene riportato o che gli viene detto senza fornire prove certe. L’origine di questa espressione entrata nell’uso quotidiano della nostra lingua e si deve dunque al Nuovo Testamento. Clicca qui per leggere altri articoli di teologia di Mario D’Ignazio.

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