Il matematico Alan Turing fu il primo ad avvicinarsi alla nozione di intelligenza artificiale, nel 1950. Gli esperimenti poi effettuati da quest’ultimo avevano lo scopo di determinare se una macchina potesse essere considerata “cosciente”. Oggi il test di Turing è ancora utilizzato dai ricercatori, sebbene la sua rilevanza sia regolarmente messa in discussione come chiarito da Gianluca Crecco nel suo blog.
Nel 1956, Marvin Lee Minsky, uno scienziato americano, definì l’intelligenza artificiale come “la costruzione di programmi per computer che si impegnano in compiti che, per il momento, sono svolti in modo più soddisfacente dagli esseri umani, perché richiedono processi mentali di alto livello come: apprendimento percettivo, organizzazione della memoria e ragionamento critico.”
Chiaramente, l’intelligenza artificiale è un campo vasto che interessa tanto l’informatica quanto la matematica, ma anche le neuroscienze e persino la filosofia. L’IA si basa su algoritmi in grado di adattare i propri calcoli in base all’elaborazione che devono eseguire. Queste reti neurali artificiali, costituite da potenti server, consentono di elaborare numerose fonti di informazioni da giganteschi database effettuando calcoli pesanti.
L’Intelligenza artificiale applicata alla nostra società
Negli ultimi anni l’intelligenza artificiale è entrata nelle nostre vite attraverso assistenti personali, reti neurali, deep learning, ecc.
Nel 1997, una prima macchina dotata di intelligenza artificiale ha dimostrato il suo valore battendo il campione del mondo di scacchi, Garry Kasparov. Da allora, le macchine che integrano l’intelligenza artificiale nei loro programmi hanno costantemente superato gli umani, una delle ultime sconfitte umane contro l’IA è stata quella del campione Go contro AlphaGo, un’intelligenza artificiale sviluppata da Google.
Tuttavia, l’intelligenza artificiale non si limita ai giochi da tavolo, poiché è già presente in diversi ambiti della nostra vita quotidiana. La Watson AI, sviluppata da IBM, ad esempio, è già stata utilizzata nei campi della medicina e della finanza. Anche le auto a guida autonoma si affidano all’IA. L’intelligenza artificiale interessa anche all’esercito, che sta cercando di integrarla nella gestione automatizzata delle sue armi e dei suoi droni.
E cosa dire degli assistenti personali presenti nei nostri smartphone come Google Assistant e Siri? Programmi in continua evoluzione, che si basano sullo studio e la memorizzazione delle nostre abitudini per offrire le informazioni più rilevanti a seconda del contesto. Da menzionare anche gli altoparlanti connessi come Google Home o Amazon Echo, che stanno portando sempre più interazione tra le persone e le loro macchine.
Anche il campo della Data Science si affida sempre di più a soluzioni che integrano l’intelligenza artificiale per portare la conoscenza dei clienti ad evolversi sempre di più, così da affrontare le sfide strategiche delle aziende anticipandole.
Intelligenza artificiale, occasione “ghiotta” per i giganti del web
L’intelligenza artificiale e il suo potenziale illimitato si sono rapidamente trasformati in un mercato in crescita, in cui le aziende stanno accaparrandosi i migliori ingegneri e sviluppatori specializzati. I giganti del web come Google, Amazon, Facebook e Apple (GAFA, o GAFAM aggiungendo Microsoft a questo elenco), sono in feroce competizione per acquistare l’ultima innovativa start-up di intelligenza artificiale. È emersa un’intera economia dedicata all’intelligenza artificiale, con ben 600 miliardi di dollari di investimenti che possono essere fatti all’interno della Silicon Valley, in un solo anno. Una cifra in costante crescita, che dall’inizio di questa economia, spinta in particolare dall’arrivo dei software di riconoscimento facciale e degli assistenti vocali.
AI, le prospettive per il futuro secondo Gianluca Crecco
L’intelligenza artificiale, un mercato prolifico, continuerà senza dubbio la sua crescita esponenziale nei decenni a venire. Tanto che alcuni importanti industriali e scienziati il cui core business è l’IA, come Elon Musk, Bill Gates e il compianto Stephen Hawking, sono già preoccupati per le conseguenze che una potenziale mancanza di controllo umano potrebbe avere sulle intelligenze artificiali sviluppate. Le ripercussioni che ciò potrebbe causare sarebbero poi particolarmente preoccupanti: hacking di massa, cyberwar, esplosione della disoccupazione con una crescente sostituzione dei mestieri…
Prospettive fosche che non devono far dimenticare le straordinarie potenzialità dell’IA, la cui evoluzione può anche, a seconda dell’uso che le società decideranno di farne, essere fonte di progresso per l’Uomo e per il pianeta. In campo medico, ad esempio, l’impatto dell’IA è notevole poiché consente già di effettuare diagnosi affidabili, prima complicate e dolorose per il paziente.